A CURA DI SIMONA IACOELLA E ANNA RITA RAVENNA

GLOSSARIO FISIG 2016

in aggiornamento

ISTITUTI CHE HANNO PARTECIPATO ALL’ELABORAZIONE DEL GLOSSARIO

Associazione per lo Sviluppo dell’Individuo e della Comunità (ASPIC)
Direttore: Edoardo Giusti – Claudia Montanari
Sede: Via Vittore Carpaccio, 32 – Roma
www.aspic.it

Centro Studi Psicosomatica/Istituto Gestalt Analitico (CSP/IGA)
Direttore: Stefano Crispino
Sede: via Padre Semeria 33 – 00154 Roma
www.centrostudipsicosomatica.it

Centro Studi di Terapia della Gestalt(CSTG)
Direttori: Riccardo Zerbetto – Donatella De Marinis
Sede Legale: via Montanini 54 – 53100 Siena – tel/fax 057745379
Sede Didattica di Milano: via Mercadante 8 – 20124 Milano – tel/fax 0229408785
Sede Didattica di Siena: Località Podere Noceto – 53010 Ville di Corsano (Siena)
E- mail: segreteria@cstg.it – www.cstg.it

Fondazione Italiana Gestalt, Scuola di formazione: Società Italiana Gestalt (SIG)
Direttori: Paolo Greco – Roberta Melis
Sede: Viale di Trastevere 108 Roma
www.sigroma.com

Istituto Psicoterapia della Gestalt Espressiva (IPGE)
Direttori: Anna Maria Acocella – Oliviero Rossi
Sede Amministrativa: Via Costantino Morin n° 24 (Roma)
Sedi Didattiche: Ponte San Giovanni – Perugia, Via Luigi Catanelli n° 23;
Via Statilio Ottato n° 33 – Roma
E-mail: istitutogestaltespressiva@gmail.com
Sito: www.psicoterapiadellagestalt.it

Istituto di Gestalt HCC ITALY (HCC ITALY)
Direttore: Margherita Spagnuolo Lobb
Sede legale e amministrativa: Via San Sebastiano, 38 – Siracusa
Sedi periferiche:
Via A. Lincoln, 19 – Palermo
Via G.P. da Palestrina, 2 – Milano
Tel. (+39) 0931.48.36.46 – Fax. (+39) 0931.46.56.68
E-mail: info@gestalt.it
www.gestalt.it
Le voci sotto il nome di questo Istituto sono presenti in versione più ampia in:
www.gestaltpedia.it

Istituto di Gestalt Therapy (hcc Kairos)
Direttori: Giovanni Salonia – Valeria Conte
Sede legale, amministrativa e didattica: Via Virgilio, 10 – Ragusa
Sedi didattiche: Via Catania, 1 – Roma / Via A. Lazzari, 10 – Mestre(VE)
Tel.(+39) 0932 682109 Fax (+39) 0932 682227
Una versione più approfondita dei lemmi di questo istituto si trovano nel
«Dizionario GTK», pubblicato come secondo numero monografico
della Rivista di Psicoterapia GTK scaricabile gratuitamente dal sito www.gestaltherapy.it

Istituto di Psicoterapia della Gestalt e di Analisi Transazionale (IGAT)
Direttore: Antonio Ferrara
Via Pirro Ligorio, 20 – 80129 – Napoli
E-mail: istituto.igat@gmail.com
www.igatweb.it

 

Istituto Gestalt Firenze (IGF)
Direttori: Giovanni Paolo Quattrini – Anna Rita Ravenna
Piazzale delle Medaglie d’Oro, 20 – 00136 Roma
Via del Guarlone, 69 – 50100 Firenze
e-mail: roma@igf-gestalt.it
http://www.igf-gestalt.it

Istituto Gestalt di Puglia (IGP)
Direttori: Alexander Lommatzsch – Caterina Terzi
Via De Simone, 29 73010 Arnesano (LE)
e-mail: igp@apuliagestalt.it, igpuglia@pec.it
www.apuliagestalt.it

Istituto Gestalt Romagna (IGRO)
Direttori: Elena Danesi – Efisio Temporin
Sede: Via Madonna dello Schiopo, 415 – Cesena
www.istitutogestaltromagna.it
e-mail: segreteria@istitutogestaltromagna.it
Tel/Fax 0547/481456

Scuola Gestalt di Torino (SGT)
Direttore: Mariano Pizzimenti
Sede: Via O. Revel, 6 – Torino
www.scuolagestaltditorino.it

Scuola Di Specializzazione In Psicoterapia Gestaltica Integrata (SiPGI)
Direttore: Raffaele Sperandeo
Via Dante, 1/D – Torre Annunziata (NA)
Via Santi Giacomo e Filippo, 35/6 – Genova
Via del Legno, 2 – Trapani (sede collaborativa)
Email: segreteria.SiPGI@gmail.com
www.SiPGI.it

Ringraziamenti

Si ringraziano i Direttori e i collaboratori che hanno contribuito all’elaborazione del Glossario:

Associazione per lo Sviluppo dell’Individuo e della Comunità (ASPIC)
Edoardo Giusti, Claudia Montanari, Antonio Iannazzo, Olimpia Armenante, Florinda Barbuto, Vera Cabras, Anna Capponi, Roberto Costantini, Katia De Luca, Giada Fiume, Sergio Giannini, Antonio Mancinella, Raffaele Marangio, Marco Pacifico, Enrichetta Spalletta

Centro Studi Psicosomatica/Istituto Gestalt Analitica (CSP/IGA)
Stefano Crispino, Francesca Fulceri, Adelaide Gargiuto, Giovanna Larghi, Elisa Mori, Rosa Spennato, M. Carmen Viccaro

Centro Studi Terapia Della Gestalt (CSTG)
Aschei Marco (Agito), Bergomi Sara (Deflessione), Bertoldo Enrico G. (Amplificazione, Corpo), Bianchi Laura (Presente), Carrera Giuseppina (Consapevolezza), Corvi Cristina (Polarità), Dei Paola (Adattamento creativo, Principi di Rubin e Figure Ambigue in condivisione con Aspic, Personalità), De Marinis Donatella (Transfert), Erba Germana (Eccitazione, Egotismo), Imparato Luisella (Retroflessione, Teatro), Persico Anna Silvia (Introiezione), Poletto Anna (Confluenza), Raffagnino Rosalba (Relazione dialogica), Ratti Giuliana (Dramma), Rinaldi Valentina (Processo), Ronzani Silvia (Fenomenologia), Savoldi Giusy (Sostegno), Veronesi Ilaria (Responsabilità, Proiezione), Sisto Patrizio (Vuoto), Zerbetto Riccardo (Agito, Amplificazione, Contatto, Corpo, Feedback e Gruppo in collaborazione con Aspic, Fenomenologia, Gestalt, Polarità, Processo, Relazione dialogica, sogno, teoria del sé, vuoto)

Fondazione Italiana Gestalt, Scuola di formazione: Società Italiana Gestalt (SIG)
Paolo Greco, Emanuela Venanzoni

Istituto di Gestalt HCC ITALY (HCC ITALY)
Teresa Borino, Pietro A. Cavaleri, Gianni Francesetti, Daniela Lipari, M.Albino Macaluso, Susanna Marotta, Annalisa Molfese, Valeria Rubino, Margherita Spagnuolo Lobb, Silvia Tinaglia, Silvia Tosi

Istituto di Gestalt Therapy hcc Kairos (hcc Kairos)
Elisa Amenta, Valeria Conte, Laura Leggio, Rosaria Lisi, Grace Maiorana, Aluette Merenda, Gaspare Orlando, Giovanni Salonia, Antonio Sichera, Giovanna Vella, Carmen Ventura.

Istituto Gestalt e Analisi Transazionale (IGAT)
Piero Abbondati, Carolina Alfano, Giovanni Botta, Massimiliano De Somma, Antonio Ferrara, Mara Festa, Ida Franzese, Veronica Iorio, Bianca Lama, Fabio Martino, Simona Mazziotti, Maria Grazia Milone, Filomena Petrazzuolo, Santina Pierro, Carmen Pirozzi, Salvatore Torsi, Massimiliano Troisi

Istituto Gestalt Firenze (IGF)
Giovanni Paolo Quattrini, Anna Rita Ravenna, Simona Iacoella

Istituto Gestalt di Puglia (IGP)
Mirko Antoncecchi, Maurizio Daggiano, Nino Geniola, Fabiana Gigliola, Alexander Lommatzsch, Terzi Caterina

Istituto Gestalt Romagna
Elena Danesi, Efisio Temporin

Istituto Psicoterapia della Gestalt Espressiva (IPGE)
Anna Maria Acocella, Edoardo Brutti, Oliviero Rossi

Scuola Gestalt di Torino (SGT)
Mariano Pizzimenti

Scuola di specializzazione in Psicoterapia Gestaltica Integrata – SiPGI
Marco Architravo, Raffaele Sperandeo

ACCETTAZIONE

Rogers sottolinea l’importanza di un orientamento non direttivo come modalità di rapportarsi all’altro. Il terapeuta non deve fare domande né interpretazioni ma deve accettare fiduciosamente ciò che il paziente dice, rispettandone la realtà e considerando ciascun aspetto come parte del paziente stesso. Secondo Rogers quando il cliente sente che nei suoi confronti esiste un’accettazione positiva incondizionata, in un contesto di comprensione empatica la sua tendenza naturale verso uno sviluppo complesso e completo viene promossa e facilitata. L’accettazione incondizionata del cliente viene comunicata dal terapeuta attraverso la comprensione empatica accettante.
Riguarda, dunque, l’abilità a comunicare l’accoglienza in opposizione al rifiuto che mina la fiducia di base e la stima di sé. Accogliere è un comportamento complesso che occupa tutta la prima parte di una psicoterapia per promuovere e favorire un legame affettivo e creare un’alleanza operativa con il cliente. L’atteggiamento risiede nell’ospitalità per una gradita presa in carico. Un’affettuosa disponibilità all’incontro che genera un contesto clinico utile per il cambiamento, favorisce la domanda e motiva il soggetto intenzionato ad iniziare l’aderenza ad un trattamento (89, 90, 109, 115, 118, 101) (ASPIC)

L’accettazione di sé, dell’ altro, di quello che è già accaduto e come tale immodificabile, diviene la via maestra per apprendere la tolleranza e poter così, sostenere gli opposti o le polarità, o le nostre parti scisse e negate. Questo percorso innesca la possibilità del cambiamento attraverso la propria narrazione del qui ed ora che può, accettando, avere uno sguardo altro anche sul proprio passato, assumendosi la responsabilità di modificare il proprio presente (219,61) (CSP/IGA)

Secondo A. R. Beisser è l’accettazione, piuttosto che lo sforzo di trovare nuovi modi di essere, che favorisce il cambiamento. È un paradosso, ma il lasciarsi andare a ciò che si è e al libero fluire della coscienza, facilita l’emergere della saggezza naturale. In tale stato è possibile il contatto con nuove comprensioni e consapevolezze che non avevano spazio nella confusione di una mente impegnata a trovare soluzioni tra i conflitti, responsabili di dolore e sofferenza. L’accettazione rilassa, dà fiducia, apre alla coscienza vuota e alla creatività naturale (IGAT)

L’accettazione è la dimensione psicologica mediante la quale il terapeuta si predispone verso la sospensione di qualunque forma di giudizio nei confronti del paziente. Ciò ha una valenza fortemente terapeutica in quanto determina nel paziente l’esperienza di essere accolto in ogni sua parte: quelle più disfunzionali come quelle più attigue alle proprie risorse. L’accettazione quindi deve proporsi come incondizionata e si configura come uno dei presupposti fondamentali per il raggiungimento di una buona alleanza terapeutica (281) (SiPGI)

ADATTAMENTO CREATIVO

Un adattamento creativo dell’organismo all’ambiente è un contatto autentico con se stessi e con gli altri. Ogni individuo ha una maniera tipica di reagire nel qui ed ora in funzione del proprio stile personale agli stimoli ambientali interni e esterni. Tale processo continuo di adattamento creativo dell’uomo costituisce il Sé. L’adattamento creativo è il “prodotto” del Sé, quel processo che accade al confine-contatto tra l’organismo e il suo ambiente.
Il disagio nasce quando il naturale processo di autoregolazione va fuori ritmo e il disadattamento si sostituisce all’adattamento creativo. Ogni adattamento creativo costituisce una nuova dimensione più adattiva, funzionale all’accrescimento e integrazione dell’individuo nel suo essere al mondo nella sua unicità e originalità. Uno degli obiettivi della psicoterapia della Gestalt è l’aumento di consapevolezza del proprio adattamento creativo (42, 86, 104, 339) (ASPIC)

L’Adattamento è il processo che mette in interazione i bisogni dell’organismo e gli stimoli ambientali. La creazione è legata alla novità, è la scoperta di una nuova soluzione, la creazione di una nuova configurazione, di una nuova integrazione. Adattamento e creazione appaiono come due poli complementari di uno stesso processo ciascuno è necessario all’altro per mantenere un equilibrio sano e dinamico (206, 176, 149, 48, 49) (CSP/IGA)

Nella continua interazione tra Organismo-Individuo/Ambiente a cui ci rimanda la “teoria del sé” assistiamo ad una maggiore o minore efficacia nelle funzioni di adattamento reciproco per le quali non è solo l’Individuo che si adatta all’ambiente (modalità definita anche ego sintonica o autoplastica) come l’ambiente all’individuo (ego sintonica o alloplastica). Questo aspetto importante collegato alle “funzioni del sé” si collega al “processo morfogenetico”. Sono noti, nella Psicologia della Forma, i meccanismi percettivi autogeni che ci portano a completare una gestalt incompiuta. Non quindi pura volizione, ma accadimento che appartiene all’ordine della natura e delle sue operazioni autoplastiche. Di qui l’attenzione per la dialettica figura/sfondo nel perenne rapporto fra i due elementi costitutivi della polarità in una interazione non-contrappositiva. Tutti i fenomeni vitali in quest’ottica, divengono espressione di questa alternanza tra momento “anamorfico” in cui una realtà emerge in figura da uno sfondo più indifferenziato, ed a questo ritorna, dopo essersi definito, in-dividuato, nella fase “catamorfica”. A questo processo segue un nuovo processo morfogenetico, una nuova gestaltung e così via nel perenne fluire, nel panta rei (Eraclito) del continuo divenire e dissolversi. Vivere significa essere partecipi di questa dinamica del perenne divenire, fatto di alternanze in equilibrio fra adattamento e creatività laddove la funzione del Sé diviene quella di individuare modalità di interazione più personali e sganciate dagli stereotipi preesistenti. Tutto questo si traduce nel lavoro clinico in un accompagnamento di un processo in atto nel suo naturale evolversi e che è di valido supporto anche nel lavoro di accompagnamento alla morte come mostrano i lavori di molti gestaltisti in una prospettiva che unisce Oriente e Occidente attraverso quel vuoto fertile di cui Friedlander si è fatto portavoce (219, 280, 339, 387) (CSTG)

“E’ il processo che mette in interazione i bisogni dell’organismo con le risorse ambientali” (280, p. 41). “Parliamo dell’adattamento creativo come della funzione essenziale del sé, o meglio, il sé è il sistema degli adattamenti creativi” (219, p. 58). “L’adattamento creativo è il risultato della spontanea forza di sopravvivenza che consente all’individuo di differenziarsi dal contesto sociale, ma anche di esserne pienamente e significativamente parte. Ogni comportamento umano, anche quello patologico, è considerato un adattamento creativo” (342, p. 39). “Il bisogno dell’organismo cerca un oggetto, cerca una risposta dell’ambiente. […] La creazione è legata alla novità: è la scoperta di una nuova soluzione, la creazione di una nuova configurazione, di una nuova integrazione a partire dai dati disponibili. Adattamento e creazione appaiono come due poli complementari di uno stesso processo: ciascuno è necessario all’altro per mantenere un equilibrio sano e dinamico. Il solo adattamento non integra alcuna novità del campo e confina l’organismo nella ripetizione nevrotica. La creazione senza adattamento non ha alcun radicamento nel “reale” e può corrispondere alla scissione psicotica. L’adattamento garantisce la dimensione del reale e dell’adeguamento, la creazione apre la porta alla dimensione della fantasia e all’ampliamento delle possibilità. […] Con l’adattamento, il soggetto viene trasformato dall’ambiente, o si trasforma al contatto con esso. Aggiungendo l’aggettivo qualificativo ‘creativo’, Perls e Goodman dichiarano che nella stessa operazione l’uomo è creatore del mondo e trasforma il mondo. Trasformato e trasformatore. Forma media. L’adattamento creativo e il suo ripristinarsi possono essere considerati dei concetti-chiave nella psicoterapia della Gestalt poiché ne costituiscono il fine e insieme il mezzo privilegiato” (280, pp. 41-42). (HCC ITALY)

È il processo che permette l’emergere della soluzione di un conflitto al confine di contatto nel campo Organismo/Ambiente. Si dispiega nella dinamica figura/sfondo e implica il funzionamento armonico delle funzioni del Sé (219 p. 58) attraverso l’integrazione tra l’adattamento della funzione-Personalità e la creatività della funzione-Es.
Se quando emerge un conflitto tra queste due funzioni, tale polemos viene vissuto fino in fondo, la funzione-Io crea una soluzione inedita (adattamento creativo) che risulta positiva, perché inclusiva delle due funzioni in conflitto e creatrice di una nuova gestalt al di là della logica vinti-vincitori (321, p.178). Se ‘vincesse’ la funzione-Es produrrebbe antisocialità e impulsività, così come si produrrebbe repressione se ‘vincesse’ la funzione-Personalità (306). Solo tali soluzioni possono essere assimilate e produrre crescita nell’Organismo. Se un diabetico ha voglia di dolci, la lotta tra le due funzioni (“Cosa sento” e “Cosa sono diventato”) sarà il terreno dove la funzione-Io inventerà una soluzione nuova che, se autentica, sarà avvertita come coerente per ambedue le funzioni poiché coniuga questa attrazione (funzione-Es) con la propria identità di diabetico (funzione-Personalità) che risulta dall’aver assimilato la malattia e dal considerare i rischi legati ad essa (322). Se queste due funzioni sono disturbate, la funzione-Io sarà assente e il conflitto si cronicizzerà producendo frustrazione e non crescita. Nei conflitti nevrotici, infatti, la funzione-Io non può portare avanti il proprio compito (identificare e alienare la novità che emerge) a causa del malfunzionamento o della funzione- Es (non sa quello che sente) o della funzione-Personalità (valori non assimilati, introietti, idealizzazioni, chiacchiere) (306) (hcc Kairos)

La caratteristica fondante dell’adattamento creativo è la responsabilità, intesa in senso etimologico, “re-spondere”, come capacità di dare risposte congruenti con gli stimoli (203). L’individuo responsabile “risponde agli stimoli in maniera coerente con la realtà effettiva, piuttosto che attraverso schemi precostituiti che interrompono le risposte creative” (64). Così facendo recupera il bambino naturale che segue principi di preferenzialità, alla ricerca di soluzioni creative connesse all’autoregolazione organismica. Guidato da una saggezza implicita, l’organismo mette in atto naturalmente le sue scelte rispettando principi conservativi di sopravvivenza e di soddisfazione. La capacità creativa è connessa ad una intelligenza che permette di operare scelte rispondenti alle necessità del qui ed ora.
Incontrando la nostra natura superiamo lo schema adattivo dei copioni di vita e permettiamo il manifestarsi di nuove soluzioni di contatto con realtà interne e ambientali.
Tramite l’adattamento creativo l’individuo si fonde con il contesto e contemporaneamente si differenzia da esso, favorendo altre forme di esistenza personale e conseguenti riorganizzazioni del mondo esterno.
Nell’incessante alternarsi di novità e routine, che dà origine al processo di assimilazione e crescita, si manifestano le possibilità di essere e trasformarsi, insite nel contatto fra organismo e ambiente (IGAT)

Capacità dell’organismo di far fronte ai cambiamenti dell’ambiente con risposte originali, cioè con nuovi adattamenti responsabili (inteso come respons ability, abilità a rispondere) e personali alle richieste del mondo esterno e interno. Ogni nuova possibilità di adattamento creativo predispone a possibili cambiamenti di configurazione interna della persona in base alle risposte ottenute dal mondo circostante; questa capacità creativa si genera al confine di contatto tra sé e il mondo ed è un nuovo tentativo (per questo in gestalt si definisce creativo) messo in atto dall’organismo per ottenere soddisfazione nel relazionarsi con il mondo (IPGE)

AGGRESSIVITA’

Termine generale riferito ad atteggiamenti e comportamenti in cui l’energia è diretta verso l’esterno sotto forma di minaccia, ostilità o violenza. Nelle forme moderate si manifesta come insensibilità ai bisogni degli altri, indifferenza alle norme sociali di cortesia, prepotenza verbale.
Secondo Perls è una pulsione di vita necessaria all’assimilazione attiva del mondo esterno. Aggredire, ad-gredior, andare-verso, attivarsi in direzione di qualcuno o qualcosa. L’aggressività di cui parla la Gestalt non ha nulla a che vedere con la violenza, piuttosto assomiglia all’atto del mordere e del masticare un cibo prima di ingoiarlo.
Una forma moderata di aggressività/assertività è dunque legata al mordere e distruggere per creare una nuova Gestalt. L’aggressività è una caratteristica essenziale del mangiare. Senza di essa non possono esserci né nutrizione, né digestione, tantomeno l’assimilazione. Se non ci fosse lo sgretolamento, la distruzione, non potrebbe esserci l’assimilazione che porta alla crescita.
L’aggressività ‘sana’ rappresenta un giusto rispetto del confine con l’altro, senza ritirarsi dal contatto, mettendo in second’ordine i propri bisogni, e senza invadere l’altro imponendo le proprie necessità (96, 218) (ASPIC)

“Considerare l’aggressività come una forza fondamentale per la sopravvivenza dell’essere umano e anche per una risoluzione dei problemi sociali che non sacrifichi a priori i bisogni individuali, implica un’antropologia positiva: aperta alla possibilità di integrazione della fisiologia con il rispetto delle regole sociali, quindi fiduciosa nella capacità di autoregolazione sociale dell’essere umano” (342, pp. 130-131). “L’esperienza fisiologica dell’ad–gredere, che sostiene l’esperienza organismica più generale dell’andare verso l’altro, necessita dell’ossigeno, ossia di essere bilanciata e sostenuta dall’espirazione, momento di fiducia verso l’ambiente in cui l’organismo lascia andare la propria tensione e il controllo per poi riprendere fiato (e ossigeno) in modo spontaneo e autoregolato” (342, p. 38). “In ogni aggressività dunque è possibile rintracciare un’intenzionalità di contatto, e in ogni conflitto da essa risultante esiste una potenzialità di migliorare il contatto” (342, p. 132). “Oggi l’aggressività è percepita dagli individui con una certa “liquidità”, senza il supporto necessario per renderne funzionale l’espressione nel contatto: manca il ground di sicurezze scontate che deriva dai contatti precedenti assimilati” (traduz. da: 341, p. 36). “Il sentimento di aggressività, la forza positiva di sopravvivenza che F.Perls indicò come ciò che la società aveva bisogno di riconoscere per sostenere il potere creativo di ogni individuo e risolvere il problema della gestione dei conflitti sociali, personali e gruppali, oggi va ripensato in termini di mancanza di ground nell’esperienza di contatto. Il problema clinico non è più sostenere l’aggressività nel contatto, ma sostenere la relazione affinché il sentimento di aggressività possa trovare un contenimento relazionale solido per orientarsi nel contatto” (341, p. 37) (HCC ITALY)

Perls si riferisce all’aggressività orale come alla naturale capacità auto-affermativa dell’Organismo (O.) nel suo rapporto con l’Ambiente (A.). Tale tendenza si esprime attraverso l’attività prototipica della masticazione, che implica la capacità di aggredire il cibo e la realtà, anziché ingoiarli acriticamente e consente all’individuo di realizzare con l’ambiente uno scambio attivo. Tali concettualizzazioni nascono da una geniale intuizione sulla teoria evolutiva: i coniugi Perls si accorsero che la dentizione si sviluppa molto prima di quanto avesse previsto Freud (218). L’enfasi su tale scoperta portò alla creazione di un nuovo paradigma di comprensione della condizione umana (in particolare i processi di apprendimento e di cambiamento) e, quindi, anche dello sviluppo del bambino. L’aggressività sana (non legata primariamente alla distruzione e alla frustrazione) viene vista, nella terapia e nella vita, come istanza di autoregolazione che rende inutile il ricorso ad un’istanza esterna come il Super-Io (317). Salonia, a partire da una rilettura corporeo-relazionale della teoria evolutiva freudiana, contesta l’affermazione della Gestalt Therapy che l’aggressività dentale scoperta da Perls implichi l’anticipazione dell’aggressività della fase anale e intuisce che si tratta di un altro tipo di aggressività, diversa da quella descritta da Freud. Questo errore, sostenuto da Perls e dalla comunità gestaltica ha portato ad una confusione tra aggressività sana e potere sano. Salonia distingue tra l’energia/aggressività fisiologica presente nella fase orale connessa con l’esperienza della fame e della sopravvivenza e l’energia/potere della fase anale connessa con l’esercizio del potere sul piano relazionale (303). Si tratta di situazioni relazionali e di fasi evolutive diverse, con un differente coinvolgimento del corpo, con conseguenze sia sulla crescita che sullo stile relazionale. (293, 298, 317) (hcc Kairos)

Detto in termini digitali, l’aggressività è l’emozione relativa alla conquista (trionfo) e alla difesa (rabbia) di un territorio: questo per l’individuo in questione diventa un oggetto vero e proprio, su cui investe il senso del possesso, l’aggettivo mio! In funzione della sopravvivenza è evidente la differenza fra avere un territorio (orto, giro di clienti, casa, ecc.) oppure no. In termini analogici la territorialità si estende anche a aree affettive, per cui una persona amata può essere vissuta come una ‘proprietà’, e questo comporta implicazioni emotive rilevanti e non sempre facili da gestire (IGF)

Deriva dal latino ad-gredior, andare verso l’altro; in Gestalt è considerata una pulsione necessaria all’assimilazione attiva del mondo esterno. L’aggressività di cui parla la Gestalt non ha nulla a che vedere con la violenza, piuttosto assomiglia all’atto del mordere e del masticare un cibo prima di ingoiarlo, è una funzione fondamentale che permette l’assimilazione attiva del mondo, cioè la capacità di stare criticamente nell’esperienza chiedendosi attivamente l’effetto che fa, senza introiettare, o in questo caso ingoiare, passivamente l’esperienza del mondo e traendone benefici e soddisfazione dei propri bisogni. L’aggressività è anche una pulsione fondamentale dello stare in relazione con l’altro, essa infatti ci permette di stare al confine di contatto con l’altro in un continuo gioco di protezione dei propri confini e invasione dei confini altrui; senza questo movimento (andare verso e la sua polarità opposta re-gredior, rinculare, andare indietro) non ci sarebbe relazione e contatto, per questo in Gestalt l’aggressività è considerata una spinta vitale dell’organismo (IPGE)

Perls, riprendendo il significato etimologico di aggressività (cioè “andare-verso”), si distaccò dalla psicoanalisi e a livello evolutivo teorizzò una nuova tappa fisiologica: la comparsa dei denti nel lattante. Essa corrisponde alla nascita di una nuova capacità psicologica fondamentale per l’essere umano perché collegata alla creatività. Questa teoria evolutiva si fonda su una visione dell’aggressività positiva in quanto legata all’energia vitale del mordere e alla capacità di destrutturare la realtà per creare una nuova gestalt. Sostenere l’aggressività e la possibilità di non ritirarsi prematuramente dal conflitto vuol dire avere fiducia nelle potenzialità presenti nel contatto con l’ambiente. Per Freud invece la lotta tra es e super io, tra l’uomo e la società, porta alla guerra e alla distruzione dell’ordine sociale.
In una prospettiva intercorporea vi sono varie forme di aggressività oltre a quella dentale, che si radicano in particolari zone del corpo, e che danno vita a movimenti relazionali specifici: aggressività orale (si radica nella bocca implica un portare a sé l’ambiente tutto intero senza masticarlo ed è presente nella seduzione, nelle aspettative, nella pretesa, nell’ubbidienza alle regole: in queste forme di contatto non c’è nessuna destrutturazione diretta dell’ambiente), anale (si radica nell’ano e implica il trattenere/allontanare l’altro, sporcare e distruggere (sputare, lamentarsi, insultare, fare disordine, ecc), respiratoria (riguarda i vari diaframmi e l’apertura/chiusura tra individuo e ambiente) e, infine, aggressività sessuale (si radica nei genitali e implica lo scambio intercorporeo e la creatività) (SGT)